Politici: chiedete agli economisti la verità!
(click here for the english version)
TO
the President of the EU commission (QUI la risposta di Ms von der Leyen)
the President of the EU Parliament
the Prime Ministers of the EU countries
the President of the USA
the President of Russian Federation
the Prime Ministers of the other OECD Countries
Gli economisti, i governi e media si concentrano sul PIL per misurare le conseguenze economiche della pandemia COVID-19. Le politiche per la ripresa mirano a sostenere la domanda e mantenere la struttura produttiva esistente.
Allo stesso tempo, almeno per 100 anni, la teoria economica ha dimostrato che i mercati non regolamentati producono, rispetto a ciò che sarebbe desiderabile dai consumatori, una quantità eccessiva di alcuni beni e non sufficiente di altri. Il motivo risiede nella concorrenza mal regolata che consente di scaricare sull’esterno parte dei costi (le cosiddette “esternalità” negative), che non vengono inclusi nel prezzo finale.
Come ben noto agli economisti, ci sono molte buone ragioni per criticare un uso del PIL che non sia quello tecnico (il PIL è un indicatore che comprende sia le dimensioni del mercato sia i costi della pubblica amministrazione). Il presente appello intende ricordare agli economisti e ai politici che, anche da un punto di vista economico standard e tradizionale, guardare al PIL può nasconderci gravi distorsioni nell’allocazione dei posti di lavoro e degli altri fattori di produzione: lo stesso livello di PIL può essere associato a livelli di benessere molto diversi.
Ad esempio, il trasporto su gomma è fonte di incidenti stradali, inquinamento atmosferico urbano e gas a effetto serra; invece di affrontare le cause di questi problemi incoraggiando modalità di trasporto alternative, si sprecano molte risorse per curare i danni che questo trasporto genera. Sarebbe più economico agire per ridurre drasticamente gli incidenti stradali, invece di usare risorse per curare i feriti negli incidenti o per riparare le auto. Il lock-down ci ha insegnato che il lavoro a distanza è possibile, il che implica meno tempo e denaro spesi per il pendolarismo, meno incidenti stradali e meno inquinamento.
Questo è uno dei tanti esempi che rivelano che stiamo vivendo in un’economia fondata su “finestre rotte”, in cui rompere le finestre, come nel monello di Chaplin, è valutato in chiave positiva in quanto genera lavoro: induce a riparare più finestre. Il PIL oggi si nutre della cattiva allocazione delle risorse, dello spostamento dei costi sociali e dei danni che ne derivano.
Il potenziale di ristrutturazione a seguito della pandemia COVID-19 offre a ogni paese un’opportunità unica per promuovere la riallocazione di posti di lavoro e risorse da attività economiche inutili e dannose verso attività di valore. Ogni persona può immaginare molti esempi di come possa avvenire tale ristrutturazione e ogni comunità deve riflettere e intervenire sulla trasformazione più adatta.
Possiamo passare a un’economia che genera meno rifiuti e utilizza meno sostanze tossiche, che impiega più persone in lavori che promuovono la sostenibilità locale, che ha settimane lavorative più brevi, che è più resiliente e che ha più spazio per l’etica, la giustizia e l’equità.
Il principio guida per qualsiasi politica economica, come sottolineato dalla Economia Ecologica e dall’Ecologia Industriale, dovrebbe essere quello di ridurre al minimo i flussi di materiali dell’economia (compresa l’energia). Aumentare la velocità con cui i materiali estratti diventano rifiuti aumenta il PIL ma degrada il nostro ambiente, influendo negativamente sul nostro benessere e felicità e costringendoci a lavorare molto più del necessario per ottenere lo stesso livello di servizi.
Chiediamo ai governi e alle istituzioni di riorientare le nostre economie per allontanarle da un modello basato sulla produzione di beni che diventano rapidamente spazzatura.
Abbiamo urgentemente bisogno di un’economia che comporti rischi minori per l’umanità e che sia a basse emissioni di carbonio, che sostenga in modo efficiente ed efficace i bisogni e il benessere sociale.
Gli economisti dovrebbero essere coerenti con quanto insegnano nella loro disciplina e chiedere di trasformare l’economia per migliorare il benessere e compiere progressi verso la sostenibilità.
17 Settembre 2020
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